Questo video è in Italiano e Spagnolo. Il Sig. Henry Gomez Casas di RADIO ROSA MÍSTICA COLOMBIA parla con Don Minutella per capire la crisi nella Chiesa. Padre rivela la storia personale nera di Bergoglio e quanti fedeli in Sud America sentono l’abbondono. Annuncia che va anche alla Spagna in Febbrario.
Una Correzione necessaria in una Materia di grandissimo Importo
di Frà Alexis Bugnolo
Non posso tacere, nonostante io sia restio a correggere pubblicamente qualcuno con un dottorato in Storia. So di averlo fatto prima, ma non sembra essere stato d’aiuto.
Questa situazione è la conseguenza di un grave errore teologico del cardinale Ratzinger. Conservando il titolo di Papa emerito, come avviene per i vescovi, egli sembra ritenere che l’ascesa al Pontificato imprima sull’eletto un carattere indelebile analogo a quello sacerdotale. In realtà i gradi sacramentali del sacerdozio sono solo tre: diaconato, presbiterato ed episcopato. Il pontificato appartiene ad un’altra gerarchia della Chiesa, quella di giurisdizione, o di governo, di cui costituisce l’apice. Quando viene eletto, il Papa riceve l’ufficio della suprema giurisdizione, non un sacramento dal carattere indelebile. Il sacerdozio non si perde neanche con la morte, perché sussiste “in aternum”. Si può invece “perdere” il pontificato, non solo con la morte, ma anche in caso di volontaria rinuncia o di manifesta e notoria eresia. Se rinuncia ad essere pontefice, il Papa cessa di essere tale: non ha diritto a indossare la veste bianca né ad impartire la benedizione apostolica. Egli, dal punto di vista canonico, non è neanche più un cardinale,* ma torna ad essere un semplice vescovo. A meno che la sua rinuncia non sia invalida: ma questo, nel caso di Benedetto XVI, dovrebbe essere provato. Di fatto il titolo di Papa oggi viene attribuito sia a Francesco che a Benedetto, ma certamente uno di essi è abusivo, perché uno solo può essere il Papa nella Chiesa.
Enfasi in rosso aggiunto, Asterisco aggiunto
In un pezzo, intitolato, It’s all happening. Rorate Caeli is coming onside. Benedict is Pope, Ann Barnhardt, l’esperto americano in questa materia, è euforica che de Mattei e quindi Rorate Caeli per consenso informato, ha ammesso che si tratta di un errore teologico. Ed il Barnhardt ha ragione, questo è almeno un piccolo passo nella giusta direzione. Ma non è altro che questo.
Perché il piccolo passo è ridotto a nullo, per la seconda cosa degna di nota del articolo di De Mattei, che ho evidenziato in rosso.
E questo riguarda una cosa che ho appena fatto notare al Louie Verrecchio all’AKA Catholic, una fortezza del Sedevacantismo, nel suo articolo intitolato Benedict XVI: Superhero, Villain or Victim, dove Louie mi spara personalmente un’intera bordata. (Questo va bene, però, visto che ho delle bordate di ferro)
Vale a dire, per quanto riguarda la corretta presunzione legale negli atti di rinuncia, come in tutti gli atti giuridici che seguono ius testimentarie (ultime volontà e nei testamenti e successioni ecc.).
In agguato nei Commenti, come Romanus Sum, vi ho scritto in inglese (ecco la traduzione italiana):
Lou,
Hai sbagliato la presunzione legale.
Una rinuncia si presume non valida a meno che la persona non rinunci chiaramente a ciò a cui dovrebbe rinunciare.
Proprio come un ultimo testamento non è valido, a meno che non dica chiaramente che sta lasciando qualcosa a qualcuno.
Per chi conosce Bellarmino (e la sua massima famosa: un papa dubbioso non è papa), ciò che dico qui riguarda l’applicazione dello stesso concetto giuridico di interpretazione alle circostanze opposte.
Tutto questo ha a che fare con il concetto di cessazione del potere. In diritto, la cessazione del potere non è mai presunta. Pertanto, la cessazione del diritto non è mai presunta. Al contrario, nell’elezione di un uomo al papato, abbiamo il diritto e la Chiesa è tenuta per legge a non considerarla valida se non soddisfa tutti i necessari requisiti di validità e/o di legittimità.
Così, un papa dimessosi dubbiosamente è sempre papa.
Quindi, dato che ho corretto pubblicamente un italo-americano negli Stati Uniti, credo che non ci sia nulla di male a correggere un italiano a Roma, che ha passato anni in Brasile.
Quindi dottor De Mattei:
se posso essere così audace – e lo sarò – anche se è contrario a ciò che un francescano dovrebbe fare in circostanze normali – ma ora non è normale: Poiché la Regola di San Francesco ci obbliga a tener fede ai Romani Pontefici canonicamente eletti, vi segnalo, con una nota personale, che L’INVALIDITÀ DELLA RINUNCIA ENUNZIATA DA PAPA BENEDETTO
NON
HA
BISOGNO
A
ESSERE
PROVATA!
Non ha bisogno di essere provata, perché secondo ius testimentarie, cioè il genere di diritto che riguarda i testamenti, L’INVALIDITA’ è PRESUMATA a meno che non sia provata diversamente da una chiara e certa affermazione!
Per la cronaca, il Verrecchio ritiene che la rinuncia non sia valida, quale conclusione. Il Dott. de Mattei ritiene che sia valida quale presunzione. Ognuno è un errore diverso, e Verrecchio è un pensatore migliore, a mio giudizio. Ma fino a quando tutti non capiscono il giusto principio giuridico, il problema non sarà risolto.
Come ho risposto di nuovo a Louie, nello stesso post in inglese (traduzione italiano),
Caro signor Verrechio,
Ho letto il suo commento, lei ha detto che Lei conclude che le dimissioni non sono valide fino a prova contraria.
Ho detto che la presunzione legale è che le dimissioni non siano valide fino a prova contraria.
Il punto sembra essere un bel punto, ma non lo è. Una presunzione di legge è un principio, non una conclusione. Non esiste in certe circostanze e in certe menti o come deriva o meno da certe credenze. Esiste a priori a tutti questi a causa della natura stessa dell’atto giuridico.
Non è necessario provarlo (l’invalidità). Devi accettarlo (il principio giuridico), per essere una persona razionale e sana di mente…
Avrei potuto commentare più facilmente il pezzo del Dr. de Mattei semplicemente dicendo:
L’INVALIDITÀ DELLE DIMISSIONI È STATA PROVATA!
13 MESI FA!
Se volessi leggere le fonti che si trovano al di fuori della cricca di punti vendita autorizzati >>
E non c’è bisogno che mi prendiate in parola. Chiedete a qualsiasi avvocato che pratichi il diritto immobiliare o semplicemente guardate i miei appunti dei miei incontri con i 2 migliori avvocati canonici di Roma:
* Solo una breve nota su ciò che accade a un papa che si dimette validamente. Se prima era cardinale, torna ad essere cardinale. Lo dimostra la dichiarazione redatta da papa Pio XII nel caso di un’invasione del Vaticano da parte delle forze dell’Asse durante la seconda guerra mondiale. Nel caso di papa Celestino V, è tornato ad essere eremita, perché è quello che era prima di essere il Papa, anche se è rimasto vescovo, essendo stato consacrato tale dopo la sua elezione (non tutti i papi erano consacrati). A meno che, naturalmente, prima di dimettersi, egli non prenda altre disposizioni, come certamente è in suo potere. Così, Papa Benedetto, se davvero avesse voluto dimettersi validamente, avrebbe potuto prima stabilire lo stato canonico che avrebbe adottato dopo le dimissioni, dichiarare che le sue dimissioni sarebbero avvenute in una certa data, dimettersi in quella data, e poi assumere quello status che come Papa si era concesso come l’uomo che presto NON sarebbe stato il papa.
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Il titolo di questo articolo fa riferimento allo sport americano di Baseball, in qui un battitore che non riesce a fare la mazza toccare la palla è denunciato dal umpire con le parole: Strike, One!, Strike, Two! Strike, Three, you’re out!
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CREDITS: L’immagine in evidenza è stato publicata a Wikipedia al https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Swinging_strikeout.jpg e si usa qui secondo la licenza GNU Free license.
per difendere la protezione di tutti gli anziani, compreso
PAPA BENEDETTO XVI!
TRADUZIONE ITALIANA DEL TESTO DELLA PETIZIONE
Come hanno dimostrato i recenti avvenimenti in Vaticano, l’anziano e fragile Papa Benedetto viene ospitato in una struttura dove il responsabile, l’arcivescovo Gänswein, attacca i suoi collaboratori e sostiene di non aver fatto o detto o approvato ciò che ha approvato e detto e fatto. Siamo preoccupati che quest’uomo anziano venga manipolato per motivi politici, il che è un abuso nei confronti degli anziani. Siamo anche preoccupati per la sua fedeltà all’insegnamento cattolico, che possa essere vittima in un prossimo futuro dei membri del governo di Bergoglio. Chiediamo quindi al presidente Trump di sollevare la questione con un tweet:
“Sono preoccupato per il benessere di tutti gli anziani e che non vengano maltrattati o manipolati, compreso papa Benedetto XVI. Invito tutti a prendere misure efficaci per la loro cura!”
Per informazioni inviare e mail: noblasfemia@gmail.com
#NOBLASFEMIA
RIPARIAMO ALLE OFFESE
A GESU’ E MARIA
Venerdì 7 febbraio 2020 – Castel Sant’Angelo
Alle ore 16.30 Santo Rosario
in riparazione degli oltraggi ai sacri cuori di Gesù e di Maria Ci rivolgiamo a tutti i cattolici indignati dalle numerose offese – in molti casi vere e proprie bestemmie – arrecate di recente alle Santissime figure di Gesù e di Maria. Il Santo Natale appena trascorso è stato caratterizzato da un attacco senza precedenti ai dogmi della nostra fede cattolica che non ci può lasciare insensibili. L’atteggiamento di ostilità nei confronti dei simboli cristiani è andato dispiegandosi in varie forme
• l’identificazione della persona di Gesù Cristo, per finalità politiche e ideologiche, con i gay, i pedofili, le “sardine”, gli immigrati…;
• la riproposizione di sofisticate (e già condannate come eretiche) interpretazioni dei testi scritturistici volte a mettere in discussione la natura divina di Gesù;
• il rifiuto del dogma della verginità perpetua di Maria Santissima attraverso una rappresentazione, blasfema, oscena e falsa della natività di nostro Signore Gesù Cristo;
• la negazione del ruolo della Madonna come Corredentrice e il tentativo di ridurne la figura a donna comune;
• la demonizzazione dei presepi e il tentativo di estrometterli dai luoghi pubblici in nome di un laicismo distruttivo e corrosivo delle nostre tradizioni;
• la profanazione dei luoghi di culto, sia attraverso atti vandalici (decapitazione di statue di Gesù e della Madonna…) sia attraverso cerimonie blasfeme (banchetti e concerti in chiesa…). Di fronte a questo crescendo di azioni blasfeme e ingiuriose, nel silenzio complice dei media e di coloro che sono preposti a difendere la fede cattolica rivolgiamo un Appello… APPELLO a tutti gli uomini e le donne che come noi si sentono offesi da quanto accaduto a partecipare con noi il 7 febbraio 2020 a un pomeriggio di preghiera che si terrà nei pressi del Vaticano per testimoniare:
• la divinità di Nostro Signore Gesù Cristo. Unico Dio insieme al Padre e allo Spirito Santo;
• la presenza reale del corpo e del sangue di Gesù Cristo nel Santo sacrificio della Messa;
• l’inviolabilità della Parola trasmessa dagli Apostoli;
• la maternità divina di Maria sempre Vergine;
• l’Immacolata Concezione della Madre di Dio;
• l’intercessione della Madre di Dio quale Mediatrice, Avvocata, Corredentrice e Aiuto dei cristiani;
• l’origine divina della Chiesa cattolica, apostolica e romana. L’appuntamento è per le ore 16.30 davanti a Castel Sant’Angelo da dove partiremo alla volta di San Pietro recitando il Rosario e portando in processione la statua di Maria Santissima.
PROGRAMMA 16,30 –Raduno dei fedeli davanti Castel Sant’Angelo 16,45 –Preghiera a San Michele Arcangelo 17,00 –Partenza per via della Conciliazione – Recita del santo Rosario 18,00 –Sosta in Piazza Papa Pio XII Consacrazione ai Sacri Cuori di Gesù e Maria CHE NESSUNO OSI PIU’ OFFENDERE GESU’ E MARIA!
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La Redazione di ChiesaRomana.info ha segnalato questo evento per il bene della Chiesa Romana. L’evento non è gestito ne associato in qualsia modo con ChiesaRomana.info
Se avete un evento di interesse per i Cattolici di Roma, lascia un messaggio al ChiesaRomana.info su qualsiasi articolo per informare la Redazione e per sollecitare la nostra attenzione.
Oppure, come è successo che l’Arcivescovo mi ha telefonato
Il mondo ha visto due delle più scandalose usurpazioni di potere nella storia dell’umanità, e nel breve arco di sei anni, dal 2007 al 2013. Parlo dell’elezione incostituzionale di un autoproclamato cittadino keniota alla presidenza degli Stati Uniti d’America, in violazione della clausola del cittadino di nascita naturale (articolo II, sezione 1, clausola 5) e dell’elezione di Jorge Mario Bergoglio a Romano Pontefice il 13 marzo 2013, in violazione del canone 359 del Codice di diritto canonico del 1983 e della legge di Giovanni Paolo II sulle elezioni papali, Universi Dominic Gregis, n. 37, che vietano entrambi l’elezione del Romano Pontefice quando non si è verificata una sede legale vacante. (Una sede vacante si verifica con la morte naturale del Papa, o con le sue dimissioni dal munus in accordo con il Canone 332 §2). — Per tutte le mie relazioni sulla rinuncia di Papa Benedetto e sul perché questo atto non gli ha fatto perdere l’Ufficio Pontificio, vedi il mio Indice alla rinuncia di Papa Benedetto.
Fu un momento struggente, quindi, per il trionfo della criminalità contro la legge, quando Barrack Obama venne in Vaticano per incontrare il cardinale Bergoglio il 27 marzo 2014. E in mezzo c’era padre Georg Gänswein, alla mano destra di Obama (Foto cura della Casa Bianca).
Ma i piani degli uomini non possono essere nascosti a Dio, né possono essere a lungo nascosti ai fedeli di Dio, mossi come sono dallo Spirito di Verità che rivela segreti nascosti.
Ispirati da questo Spirito, molti fedeli cattolici hanno espresso preoccupazioni, critiche, obiezioni e avvertimenti sugli strani avvenimenti del febbraio 2013, quando Benedetto ha rilasciato una dichiarazione nel Concistoro dell’11 febbraio di quell’anno – chiamato a canonizzare i Martiri di Otranto, massacrati in massa dalle forze turche nel XVI secolo – che è stata pubblicizzata come una rinuncia al papato, anche se non era nulla del genere.
Presente in quel giorno anche Mons. Georg Gänswein, ormai Arcivescovo titolare di Urbs Salvia.
Mons. Gänswein è stato visto quale fedele e devoto segretario personale di Mons. Joseph Ratzinger per più di 35 anni. Ratzinger lo ha visto per la prima volta prendendo un caffè al Collegium tedesco in Vaticano negli anni Ottanta e gli chiese se voleva essere il suo segretario, visto che aveva bisogno di qualcuno che parlasse correntemente il tedesco e l’italiano. Inoltre, Mons. Gänswein ha un dottorato in Diritto canonico.
Per questi motivi ho a lungo confidato a Mons. Gänswein di dire la verità, anche se, dopo il suo discorso all’Università Gregoriana nel 2016, quando ha detto chiaramente che Benedetto XVI occupava ancora l’ufficio petrino e condivideva ancora il munus e il ministero petrino, ho scosso la testa, perché mi sembra una cosa del tutto folle da dire, visto che all’epoca operavo ancora sotto la falsa notizia diffusa il giorno, che Benedetto aveva dato le dimissioni dal papato.
Ma negli ultimi 18 mesi, con intense ricerche e indagini, sono arrivato a concordare con Mons. Gänswein su questi stessi punti, perché l’effetto della rinuncia al solo ministero petrino, è che Benedetto conserva ancora il munus petrino e l’ufficio papale, e quindi, in virtù di questi, anche il ministero petrino e il potere di governo, che lui pensi di avere o meno, e che chiunque altro pensi di avere, o meno.
Le mie due lettere all’arcivescovo Gänswein
Così, a Novembre, colmo di questo senso di fiducia nell’Arcivescovo, il cui motto personale è Testimonium perhibere veritati – Testimoniare alla verità – gli ho scritto una lettera personale, in italiano, il 25, il testo della quale pubblicherò qui:
25 Novembre 2019
Mons. George Gänswein
Prefetto della Casa Pontificia
00120 Città del Vaticano
Sua Eccellenza,
Le scrivo per chiedere un incontro con Sua Eccellenza per porre fine a dubbio comune vigente nelle menti di molti cattolici che amano la Sua Santità, Papa Benedetto XVI.
Questo dubbio riguarda se Egli in dire ministero nel suo atto di 11 Febbraio 2013, ha avuto l’intento di dire muneri . Questo dubbio è vigente perché, come penso io, la Sua Santità non è stata mai chiesta in pubblico se aveva questo intento o no.
Molti sono del parere che in rinunciando al ministero la intenzione di Papa Benedetto XVI era a ritenere il munus, perché Egli capisce il munus come la grazia e la vocazione che sono per sempre.
Altri sono del parere che in rinunciando al ministero la sua intenzione era la rinuncia al papato, ma non avendo capito che il ministerium non è il munus a ragione dell’errore nella traduzione tedesca di canon 145 §1, Egli ha fatto un errore sostanziale nella rinuncia (cfr. Canone 126 e 188) perché il Canon 332 §2 costringe l’uomo che è il papa, in rinunciando, a rinunciare al munus petrinum. Essendo che come Papa non ha concesso a se stesso come Ratzinger una deroga a ragione del canon 38, la rinuncia rimane viziata. Così pensano.
Per questi motivi, e perché ho scritto intensamente su questo argomento a
ppbxvi.org
ChiesaRomana.info
E il mio blog at fromrome.wordpress.com
ritengo che un incontro con la Sua Eccelenza aiuterà tutti a capire meglio che è successo.
Non sono giornalista. Sono consecrato secondo la Regola bullata di San Francesco che mi costringe nel suo precetto secondo a sostenere il papato.
Volendo solamente di conoscere la verità, e dimorando per adesso a Roma, solo 10 minuti a piedi dal Vaticano, sono disponibile a venire a qualsiasi momento per incontrarLa in qualsiasi luogo.
In San Francesco,
Frà Alexis Bugnolo
Non avendo ricevuto risposta, il 9 gennaio ho inviato un’altra lettera all’Arcivescovo, presso la Posta Vaticana. Quella lettera ha ricevuto una risposta telefonica. Ecco la originale che era anche in italiano:
Mons. George Gänswein
Prefetto della Casa Pontificia
00120 Città del Vaticano
Sua Eccellenza,
Auguri per il settimo anniversario della Sua consacrazione episcopale per le mani di Papa Bendetto! E grazie per tutto che Lei fa per il Santo Padre!
Scrivo per qualche motivo.
Primo, per farLa ricordare il mio richiesto per avere un incontro con le Sua Eccellenza per capire meglio se il Santo Padre ha voluto di rinunciare al munus petrinum o se ha mai detto che ha voluto di rinunciare al munus petrinum, come ho chiesto nella mia lettera del 25 Novembre.
Ho fatto quello richiesto per il bene della Chiesa, perché capisco che la vera pastoralità che salva le anime si stabilisce sulla verità, non sul sentito dire.
Quindi, Le prego di concedermi un incontro per risolvere i dubbi di milioni di Cattolici sulla Rinuncia.
Secondo, Le scrivo per informarLa che il 19 di Dicembre ho fondato una Lega di Preghiera per Papa Benedetto XVI. Già cattolici in tutto il mondo sono iscritto, tramite i 7 blog che diffondano le notizie.
Per una spiegazione in Italiano
https://www.chiesaromana.info/index.php/2019/12/19/la-lega-di-preghiera-per-papa-benedetto-xvi/
Per la spiegazione in Inglese:
https://fromrome.wordpress.com/2019/12/19/join-the-league-of-prayer-for-pope-benedict-xvi/
Dove si elencano tutti i blog partecipanti nel mondo inglese, italiano, spagnolo e francese.
Ho fondato questa Lega per i motivi descritti nei articoli e per condividere la grazia che il Signore mi ha dato il giorno Papa Giovanni Paolo II fu attaccato nella Piazza di San Pietro anni fa, per pregare ogni giorno per il Santo Padre.
In fine, avendo avuto la cura della mamma nei anni ultimi della sua vita (è deceduta il 2 Novembre 2018 per la demenza sotto-corticale, si chiama Doris) ho imparato bene che si deve dare nutrimento più ricco agli anziani. Raccomando più proteina Nel documentario della Televisione di Bavaria l’immagini del Santo Padre sembrano mostrare che ha perso tanto peso recentemente, e quindi ho premure per la salute di lui. Anche, essendo che il mio nonno materno messinese fu barbiere tutta la sua vita, voglio menzionare che se il Santo Padre ha bisogna di un barbiere per i suoi capelli sono disposto per fare una offerta per il salario di esso.
In San Francesco,
Frà Alexis Bugnolo
Inoltre, se il Santo Padre Benedetto ha bisogno di qualsiasi cosa, mi dice.
In entrambe le lettere, alla fine, ho incluso le informazioni di contatto. Il mio indirizzo e-mail e il mio numero di telefono. Non pensavo che avrei mai ricevuto una risposta alla mia seconda lettera. Ma l’ho avuta, ed è arrivata per telefono alle 10:43 del mattino di sabato 11 gennaio 2020.
L’arcivescovo Gänswein mi fa una telefonata
Anche se ho perso la chiamata, l’arcivescovo è stato così gentile da lasciare un messaggio sulla mia segreteria telefonica. Non posso condividere con voi la registrazione della chiamata, né darvi una trascrizione del suo contenuto, perché ciò è impedito dalle leggi sulla privacy in certe nazioni. Tuttavia, posso descrivere con parole mie, ciò che ho capito dal messaggio lasciato. E lo faccio poiché rivela il perché i Cardinali e i Vescovi non devono confidare a nessuno mediatore con Papa Benedetto XVI ma devono per forza andare da lui e parlare con lui in persona.
Ho studiato musica da giovane, e quindi ho un orecchio attento ai toni musicali. La voce umana anche ha un suo tono, e sia che parli in pubblico o in privato, al telefono o davanti a un pubblico, è lo stesso tono. Per questo posso dire che la voce è quella dell’Arcivescovo. La voce si identifica anche come tale.
I miei contatti italiani mi dicono che è chiaramente la voce di un tedesco, ma uno che parla italiano da tempo. Credo che la voce stia soffrendo un po dell’influenza che sta colpendo tutti a Roma in questo momento. Perciò esorto tutti a pregare per la salute dell’Arcivescovo, del corpo e dell’anima.
Tuttavia, purtroppo, la prima cosa che fa la voce è provarmi con il gaslighting.
Il gaslighting è un termine tecnico per un trucco di persuasione mentale usato di solito dai tiranni o dai manipolatori o anche dai pedofili, per cui chi è nella posizione di potere dica a chi è un soggetto come si deva vedere la realtà. Di solito è accompagnata da insulti o deprezzamenti che rendono la persona soggetta incline a dubitare della propria comprensione della realtà. Se l’arcivescovo sapesse qualcosa di me, saprebbe che questo trucco funziona solo con le menti deboli che cercano l’affermazione del potere, che non sono affatto io. Il commento fatto ha anche cercato di caratterizzare l’intera mia lettera in una tale luce, che è davvero difficile da giustificare anche se si pensa che Benedetto non è ancora il papa, perché la mia lettera riguardava molto più di questo.
Per me, il gaslighting era del tutto fuori luogo, e persino crudele. Rimango scioccato dal fatto che la voce di un arcivescovo sia così poco caritatevole.
La seconda cosa che la voce fa è denunciare il mio lavoro di indagine sulla Rinuncia. Dice in diverse parole che ho torto e mi sbaglio. Questo è un commento notevole, perché chiunque abbia visto gli URL nelle mie lettere saprebbe che sono molto scrupoloso e sostiene tutto quello che dico con i fatti. Non interpreto i fatti, lascio che parlino da soli. E poi la voce esige che io interrompa il mio lavoro di indagine sulla Rinuncia.
Essendo che ho paura di Dio solo, vi posso assicurare che una tale richiesta avrà l’effetto opposto.
La terza cosa che la voce fa, per quanto mi risulta, è chiedere che io e tutti nella Lega smettiamo di pregare per Papa Benedetto. La voce chiede che io preghi per Papa Francesco. Sembra negare che Benedetto sia un papa o il papa.
E ciò che è più notevole, è ciò che non viene detto dalla voce. La voce non dice di agire per il lascito di Papa Benedetto.
La voce è chiaramente di un uomo che agisce per terrore, imprudenza, fretta. Si può sentire la rabbia e il terrore. C’è anche un errore grammaticale nell’italiano usato. Dai registri del mio blog, posso dire con confidenza che l’arcivescovo ha guardato almeno 5 post prima che arrivasse la telefonata. Stava navigando sul mio blog usando una VPN che si mascherava come se fosse in UE e non in Vaticano. (Questa è una pratica standard in Vaticano ora, dopo le incursioni informatiche effettuate dalla gendarmeria vaticana a settembre). Non c’erano rumori di fondo. Si può sentire il colpo di una maniglia del telefono che termina la chiamata con forza.
Potrei dire mille cose su questa telefonata. Ma concludo dicendo che, a mio giudizio, è molto più facile rispondere a due domande che minacciare qualcuno al telefono. Non voglio entrare nel merito del fatto che la voce ha usato un telefono di tipo “burner phone” per fare la chiamata, cioè un telefono che non lascia traccia di quale numero è stato usato per fare la chiamata. Cosa ci fa un arcivescovo con un telefono del genere? Queste cose sono usate da spacciatori e mafiosi!
In futuro, vi consiglio, se volete scrivere a Papa Benedetto, di non inviare la vostra posta all’Arcivescovo. Io stesso ora considero che Benedetto è chiaramente un prigioniere, e che l’Arcivescovo dovrebbe essere considerato una guardia carceraria più che un segretario personale. Lo scopo della prigionia è questo: I suoi carcerieri non vogliono che Papa Benedetto si incontri con il pubblico o con i Cardinali in privato, dove sia libero di esprimersi, PRECISAMENTE perché non vogliono che gli vengano poste queste 2 domande.
Ma, per quanto riguarda la rinuncia e la scelta di essere “papa emerito”, io credo che, documenti alla mano, sia ormai evidente che Benedetto XVI non intendeva rinunciare – o rinunciare totalmente – al munus petrino.
E quindi, secondo la norma di Canone 332 §2, Benedetto XVI è ancora l’unico vero Successore di San Pietro e Bergoglio non lo è stato mai.
Si prega di condividere questo articolo con tutti i Cardinali e Arcivescovi e Vescovi. Penso che sia una prova sufficiente del fatto che essi dovrebbero preoccuparsi per l’integrità di informazione su ciò che Papa Benedetto ha fatto il 11 Febbraio 2013, che era il suo intento in farlo, e che è la sua conoscenza in riguardo a tutte due domande.
Concluderò questa relazione condividendo un video dell’Arcivescovo, il 14 giugno 2017, in cui egli dice chiaramente le cose che aspettavo a sentire da lui in risposta alle mie lettere: Sono qui principalmente per condividere con tutti i presenti i saluti di Papa Benedetto XVI. (ai 0:17 nel video)
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CREDITS: L’immagine in evidenza mostra Padre Georg Gänswein accompagnando il Barrack Obama al Bergoglio, 27 marzo 2014 A. D. Scattata da un fotografo in servizio al White House, l’immagine è in dominio pubblico.
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POSTSCRIPTUM: In seguito Antonio Socci ha aperto l’argomento sull’Arcivescovo nel suo post su FB, intitolato “Retrosceno“. E Marco Tosatti pubblica commenti di un Vescovo curiale al Vaticano sullo stesso argomento.
La Redazione pubblica qui l’immagini delle lettere scritte dal nostro beato Papa e vescovo, quale prove della collaborazione con il Cardinal Sarah in scrivere insieme il loro nuovo libro sul sacerdozio. Il Cardinale ha condiviso esse su il suo Twitter Feed.
Roma: 14 gennaio 2020: Mentre i cattolici di tutto il mondo sono sotto shock per l’apparente eclissi della Chiesa cattolica a causa delle eresie oltraggiose, delle bestemmie e degli trucchi politici di Jorge Mario Bergoglio, una parola di grande consolazione si sta per essere pubblicato su blog di From Rome, domani mattina:
L’opposizione a Bergoglio nella Curia romana è al 100%. Lo vogliono fuori!
Lo dice uno* dei famosissimi vaticanisti di Roma che ha servito nella Città Eterna per decenni. Ha una profonda e capillare rete di informatori al Vaticano e nella Curia Romana. Da tutti che lavorano là egli sente la stessa voce. Nessuno vuole l’argentino. Stanno contando i giorni!
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* Per la sua security personale la Redazione ha deciso di non nominargli.
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CREDITS: L’imagine in evidenza è stata scattata da un fotografo del White House, e quindi è in dominio pubblico
L’8 Gennaio 2020: Papa Benedetto è il vero unico Romano Pontefice senza ogni dubbio canonico. Quest’affermazione è la conclusione necessaria dell’argomento canonico proposto prima dall’Associazione internazionale “Veri Catholici” pubblicato il 19 Dicembre 2018 al loro sito e in traduzione italiana il 22 Dicembre 2018 qui.
Oggi, quasi un anno dopo, possiamo annunciare che lo stesso argomento canonico è stato accolto dal famoso sacerdote palermitano, Don Alessando Minutella.
Pubblicamente attaccato in un modo gravissimo per qualche anno, Don Minutella ha sofferte tanti disagi e tante calunnie per il fatto semplice che sostiene Papa Benedetto XVI come il vero unico papa. Colpito da sanzioni finte annunciate da Bergogliani usurpatori,* egli da esempio di uno dei più fedeli e coraggiosi sacerdoti della epoca moderna per opporre la mafia ecclesiastica in ogni punto e al rischio proprio. La Chiesa Romana quindi ha un grandissimo debito di gratitudine nei confronti di Padre Minutella per il ministro sacro nella verità che svolge in Cristo Nostro Signore per il nostro vero Vescovo e Papa, Benedetto XVI.
Quindi è un onore proprio per la Redazione ripubblicare il suo annuncio di oggi, per fare capire a tutti che l’argomento canonico in se stesso è oggettivamente valido e che tutti possano comprendere se hanno un mente onesta aperta alla verità.
https://www.youtube.com/watch?v=mqYYFagMGwQ
BENEDETTO XVI E’ IL PAPA. DICIAMOLO CON FORZA. NON E’ UN CRIMINE. E CHISSA’ SE MONSIGNOR VIGANO’…
LEGGETE CON ATTENZIONE…
L’indizio da cui partire, per tentare (inutilmente) di creare criteri di ragionevolezza delle argomentazioni e provare a sfondare il muro di omertà, è quello della stessa Declaratio (dichiarazione), con cui Benedetto XVI ha rinunciato all’esercizio del ministero. Tale dichiarazione, risalente a quell’indimenticabile 11 febbraio 2013, conclusosi con il fulmine sulla cupola di san Pietro, è accompagnato da non pochi e vistosi indizi che lasciano aperta la questione, già da subito, circa la validità, persino formale, delle dimissioni.
Ora, a riguardo dell’ipotesi dell’invalidità delle dimissioni del papa, quanti tra i cattolici la sostengono, sono per questo condannati dal diritto canonico? La risposta è no, e dunque non è peccato dubitare, quando le prove sono ragionevoli, che le dimissioni restino invalide.
Diversi studiosi hanno avanzato non pochi ragionevoli dubbi circa la validità formale della stessa Declaratio.
Pronunciata in latino, scritta dallo stesso Benedetto XVI, riportata poi dagli organi di stampa vaticana con dei cambiamenti, la Declaratio nella sua parte più importante recita così: “quapropter bene conscius ponderis huius actus plena libertate declaro me ministerio Episcopi Romae, Successoris Sancti Petri, mihi per manus Cardinalium die 19 aprilis MMV commisso renuntiare”. La traduzione è la seguente: “per questo, ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile 2005”.
Dunque, Benedetto XVI rinunciava soltanto al ministero, non al cosiddetto munus petrino. Il munus, infatti, è incedibile, perché Nostro Signore ha voluto consegnarlo alla singola persona di Pietro e in lui ad ogni legittimo e valido successore. Il munus è ad Petri personam, cioè investe la persona stessa del papa che salvo casi rarissimi non può che assumerlo fino alla morte. Il papa ha consegnato soltanto il ministero, perché pressato dai poteri forti e perché ancora consapevole che era giunto il tempo dell’attuazione del Terzo Segreto di Fatima da lui per anni approfondito. Il trono petrino andava ora consegnato, per un tempo noto solo a Dio, ai nemici della Chiesa, ma il munus, e cioè quindi le chiavi, il papa lo portava con sé. E così egli portava con sé anche la vera Chiesa cattolica. Solo una mente acuta e nobile, capace come poche altre di stare di fronte a Dio e a sé stessa, poteva azzardare una simile mossa che in effetti non smette di imbarazzare e confondere le mosse altrimenti occulte della falsa chiesa e del falso papa.
Benedetto XVI sapeva certamente che cosa prescrive il canone 332 §2 per la validità delle dimissioni del papa: “si contingat ut Romanus Pontifex muneri suo renuntiet, ad validitatem requiritur ut renuntiatio libere fiat et rite manifestetur, non vero ut a quopiam acceptetur”. Dunque il requisito è che il papa rinunzi al munus (muneri suo renuntiet), ma Benedetto XVI nella Declaratio non rinuncia affatto al munus. Alcuni hanno sostenuto allora che il ministerium va supposto e compreso quale munus, ma il canone 17 ricorda che quando è in dubbio l’interpretazione della legge, si deve ricorrere ad altre parti della legge stessa: “Le leggi ecclesiastiche sono da intendersi secondo il significato proprio delle parole considerato nel testo e nel contesto; che se rimanessero dubbie e oscure, si deve ricorrere ai luoghi paralleli, se ce ne sono, al fine e alle circostanze della legge e all’intendimento del legislatore”. Il codice dunque non autorizza in nessuna parte che il ministerium corrisponda al munus. Il canone 145 § 1 definisce ogni ufficio ecclesiastico quale munus, non ministerium, pertanto tutti i cattolici devono, se non riconoscere a norma del diritto l’invalidità delle dimissioni, almeno dubitarne.
Ora, siccome il munus petrinum non è condivisibile con altri, ciò significa che l’elezione di un altro papa è contraria alla legge divina e alla legge canonica. Badate bene: nel testo della Declaratio il papa non ha ordinato espressamente che venisse convocato un Conclave.
Finora una potente regia, mossa da una macchina del potere nascosta, è riuscita a ghettizzare le voci profetiche. Padre Malachi Martin o padre Gruner, per fare solo due nomi, sono morti pressoché nell’indifferenza generale. Eppure dicevano cose vere, e per questo scomode.
Sarà così anche per noi? La nostra battaglia in difesa di papa Benedetto quale esito avrà? Saremo anche noi destinati al fallimento?
No!
Ce lo assicura la Santa Vergine che, nelle apparizioni in Equador, riconosciute dalla Chiesa, e avvenute nel diciassettesimo secolo, anticipavano i tempi di prova che stiamo vivendo, con l’assalto finale della massoneria al trono di Pietro. La Madonna dirà: “quando la malvagità sarà trionfante, sarà giunta la mia ora, in cui io, in maniera meravigliosa, detronizzerò il superbo e maledetto satana, ponendolo sotto il mio piede e incatenandolo nell’abisso infernale, liberando così finalmente la Chiesa”.
La Madonna ha parlato anche di un prelato che, forte e coraggioso, prenderà in mano le sorti della Chiesa e che “ristorerà lo spirito dei suoi sacerdoti. Il Mio Santissimo Figlio e io ameremo questo figlio privilegiato con un amore di predilezione, e noi gli faremo dono di rare capacità: umiltà di cuore, docilità alla divina ispirazione, forza per difendere i diritti della Chiesa, e di un cuore tenero e compassionevole, cosicché, come un altro Cristo, egli assisterà i grandi e i piccoli, senza disdegnare le anime più sfortunate che gli chiederanno un po’ di luce e di consiglio nei loro dubbi e sofferenze. Con divina soavità, egli guiderà le anime consacrate al servizio di Dio nei conventi, alleggerendo il giogo del Signore il quale ha detto: ‘il mio giogo è dolce, e il mio carico leggero’. Le bilance del Santuario saranno poste nelle sue mani, in modo che tutto sia pesato con dovuta misura e Dio sarà glorificato”.
Chissà, forse è venuto il momento di intravedere questo prelato.
E se fosse monsignor Viganò il prescelto?
Noi siamo qui. In unione con Benedetto XVI.
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* Notiamo che secondo il Codice di Diritto canonico di 1983, per la Chiesa di Rito Latino, una scomunica non possa essere annunciata o imposta da un scismatico o da un usurpatore. Ma essendo che Papa Benedetto non ha mai nominato il Padre Lorefice, sacerdote della Diocesi di Noto, come Arcivescovo di Palermo, il Padre Lorefice non ha nessun diritto di scomunicare nessuno, ma in fatti, al contrario, Padre Lorefice – se con la sua conoscenza o non con la sua conoscenza – ha ricevuto consacrazione episcopale senza mandato pontificio e quindi è stato scomunicato latae sententiae dallo stesso canone che puniva il Arcivescovo Lefebvre nel 1988. In più, l’annuncio di scomunica che emanava dalla Curia Romana contro il Don Minutella è anche invalida per mancanza di delega pontificia da Papa Benedetto, perché essendo Papa Benedetto ha rinunciato al ministero nel Feb. 2013 e essendo che i Cardinali non hanno chiesto lui mai per il suo consenso in forma canonica per le loro attività dopo il Feb 28, 2013, tutto che essi fanno è senza delega pontificia secondo la norma della legge.
Quindi, Don Minutella non è stato scomunicato? No, in nessuno senso legittimo. Quindi, è ancora parroco della sua parrocchia a Palermo? Sì, secondo la norma della legge non ha perso il suo munus come parroco.
Qui, si devo notare che il consenso tacito non è valido quando il quale che ha il potere non pensa di averlo più. Infatti, quando il Romano Pontefice rinuncia al ministero petrino, senza delega in forma specifica nessuna altro possa esercitar quel ministero petrino o quel potere petrino legittimamente. Questa è vera per tutti gli atti della Curia Romana dopo il 28 Febbraio 2013 fino ad oggi. Inoltre, si deve notare che le pene ecclesiastiche in molti casi non sono imposte dalla legge per motivi di mancanza di malavoglia nel atto, quindi parliamo di pene qui secondo la norma non secondo la realtà e lasciamo al Papa Benedetto e a suoi successori legittimi la decisione di imporrle o no.
In fine, tramite l’espressione, “Padre Lorefice” non è l’intento della Redazione di negare la validità della sua consacrazione episcopale ma solo di mettere in evidenza che il suo stato canonico secondo l’ufficio è ancora come fu al tempo della Rinuncia di Papa Benedetto.
CREDITS: L’immagine in evidenza si trova sul web senza attribuzione. Si presume fair use e dominio pubblico.
Roma, il 5 Gennaio, 2019: Un sacerdote belga ha scomunicato un fedele romano al Trionfale per “non essere in comunione con papa Francesco”. Ha fatto proprio al momento in cui il fedele si è inginocchiato per ricevere il Santissimo Sacramento!
Il prete, che si dice essere il Parroco, non stava per dare comunione ma entrava la Chiesa arrabbiato per aver ricevuto nelle buste di offerta qualche oltre che soldi. Sembra un scritto piegato. Evidentemente invece di pregare la Messa egli conta i soldi appena ricevuti dopo l’offertorio.
La chiesa è sede titolare del Cardinale Joseph William Tobin, Arcivescovo di Detroit, negli Stati Uniti d’America.
Comunque, il parroco della Parrocchia Santa Maria delle Grazie al Trionfale (nome del quartiere) si identifica sul sito della parrocchia quale Don Antonio Raimondo Fois, così:
“nato nel 1969, di nazionalità belga. E’ stato ordinato sacerdote il 14/05/1995 a San Pietro in Roma. Ha assunto l’incarico di parroco della Parrocchia Santuario di Santa Maria delle Grazie al Trionfale il 01/09/2015.”
Quindi, neanche romano, neanche cittadino Italiano. Al contrario, il fedele scomunicato è cittadino italiano residente a Roma.
La parrocchia si distingue a Roma per il fatto che nel presepe natalizio suo si è stata messa una statuina bambola di Bergoglio inginocchiandosi davanti il Bambino! Una cosa pazzesca!
In riguardo alla scomunica, non è chiaro che è successo, ma per evidenziare lo scandalo, pubblichiamo qui un trascritto del testimonio del fedele punito improvvisamente al momento di comunione.
Sono stato alla messa delle 9 del mattino nella parrocchia di Santa Maria della Grazie al Trionfale, a circa 500 metri a nord delle mura vaticane, quando un prete con la tonaca nera si avvicinava alla linea della comunione dove mi trovavo, e mentre mi inginocchiavo, scosse il pugno contro di me gridando: “Hai scritto questo? Non puoi ricevere la comunione qui, perché rifiuti Papa Francesco! — Ero completamente scioccata e costernata. Urlava come un pazzo che si chinava verso di me, mentre io restavo in ginocchio davanti al sacerdote che distribuiva. Gli dissi: “Accetto il Papa. Sono cattolico.” Lui ha insistito che non ricevessi. Mi alzai e chiesi: Chi sei tu? Mi disse che era il parroco. Gli ho detto che non ha il diritto di negarmi la comunione. Disse che i suoi superiori glielo avevano ordinato. Chiesi quali superiori. Mi disse che aveva fatto una telefonata al Segretario di Stato in Vaticano (che non è il suo immediato superiore, il Vicario di Roma lo è) e che l’Assessore del Segretario di Stato gli aveva detto di rifiutarmi la comunione nella sua parrocchia. Ha detto che mi ha denunciato per distribuire l’opuscolo in mano. Non avevo gli occhiali indossi e quindi non potevo vedere se era qualcosa che avevo scritto o distribuito. Gli ho detto che avrebbe dovuto seguire il diritto canonico, se ha voglia che la sua pena di scomunica abbia forza di legge. Che doveva avvertirmi 3 volte e che doveva emettere la sua decisione per iscritto. Ha rifiutato. Gli ho detto, davanti a tutta la congregazione, che mi appello al Papa! Lui ha rifiutato lo stesso. Ho fatto notare ad alta voce che rifiutava l’autorità della Sede Apostolica se rifiutava il mio appello. Insistette nel rifiutarmi la comunione. Così ho lasciato la fila e l’ho affittata. E ordinò al sacerdote e alla suora che davano la comunione di togliere il sacramento ai fedeli. Me ne andai piangendo che mi era stato negato il Signore sacramentato senza motivo.
Che tipo di misericordia è questa? Scomunicato mediante una telefonata! Senza indagine, senza dialogo, senza osservanza delle norme canoniche per le pene. Ecco la Nuova Chiesa Bergogliana!
Domani, forse, nuove scomuniche per chi non è accordo con qualche detto del Misericordioso Argentino!
Comunque, il rifiutare di comunione con altri membri della Chiesa Cattolica è reato canonico di scisma che è punita nel Codice di Diritto canonico con la scomunica latae sententiae (canone 1364, cfr. canone 751). Sembra che il Don Fois per rigettare l’appello del fedele al Santo Padre e per negargli il Sacramento ha fatto un doppio atto di scisma con la Santa Sede e con il fedele.
L’ironia è che la Parrocchia si impegna nel anno pastorale di 2019 e 2020 ad ascoltare i bisogni della città, secondo il sito della nostra Diocesi! Dire che qualche cosa non va al Trionfale sarebbe eufemismo!
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CREDITS: L’immagine in evidenza da Wikimedia Commons è stato scattato da Sergio D’Affito e si usa qui sotto Creative Commons License BY-SA-4.0 come indicato sulla detta pagina.
. . . se non ci sentiamo obbligati a conoscere chi è il vero Papa?
Ormai la voglia politica sostituisce la voglia di verità, e la dittatura di relativismo si esalta ai cieli. Quindi, abbiamo il dovere di distinguere la falsità dalla verità.
Il criterio di la verità è diverso secondo le diverse materie. In un ballottaggio la verità politica consiste nei numeri di voti. Nelle scienze empiriche la verità consiste in ciò che si può osservare e dimostrare in maniera ripetitiva. In tema di Fede la verità consiste nell’insegnamento rivelato da Dio. Ma nella questione di chi è il vero papa e chi non lo è, la verità consiste in Diritto canonico, perché la legge ecclesiastica regola chi possiede un pretesa valida e legittima e chi non la ha.
Come tutti sappiamo, non è la voglia, né la popolarità, né un sondaggio che convalidano un uomo papa. Un uomo diventa papa solamente quando è eletto in un Conclave. Ma per essere più precisi un uomo si fa papa quando ACCETTA la sua elezione canonica in un Conclave legittimo. Un Conclave legittimo è un conclave che segue la legge papale di Papa Giovanni Paolo II, Universi Dominici Gregis, sui conclavi durante una sede vacante. (Per il testo, va al vaticano.va).
Ovviamente quindi anche se tutti i Cardinali dicono che qualcuno è il papa che non è stato eletto così, non è il papa, perché anche i Cardinali devono osservare il Diritto canonico della Chiesa Cattolica. Infatti, il Canone 359 dice espressamente che i Cardinali non hanno nessun potere di decisione quando la Sede Apostolica è vacante.
Quindi, per conoscere chi è il vero papa, non è sufficiente di riconoscere come tale chi è stato eletto in un Conclave. Ogni cattolico anche ha il dovere di verificare se c’è stata una sede vacante. Ma ovviamente, quando un papa muore il problema non esiste perché c’è una salma.
Ma quando un Papa rinuncia? Ecco presentarsi il problema. Infatti Papa Giovanni Paolo II ha previsto espressamente la possibilità di una rinuncia invalidante nella sua legge per i Conclavi, Universi Dominici Gregis al paragrafo 3, e al paragrafo 37 dove si ne fa una menzione indiretta.
Papa Giovanni Paolo II ha previsto anche la possibilità di una rinuncia invalidante quando ha promulgato il nuovo Codice di Diritto Canonico nel 1983, perché in canone 332 §2, si parla in questi termini di una rinuncia papale:
Canon 332 § 2. Si contingat ut Romanus Pontifex muneri suo renuntiet, ad validitatem requiritur ut renuntiatio libere fiat et rite manifestetur, non vero ut a quopiam acceptetur.
Che è in italiano significa:
Canone 332 §2. Se succede che il Romano Pontefice rinunci al suo munus, per la validità si richiede che la rinuncia sia fatta liberamente e sia manifestata debitamente, ma non che sia accettata da qualsiasi.
Vediamo che in molte traduzione la parola latina munus venga tradotta come l’ufficio in ragione del fatto che il canone 145 §1 l’ufficio ecclesiastico (officium ecclesiasticum) si definisce come un munus. Questa traduzione, tuttavia, non è fedele, perché uno ufficio ecclesiastico è un dignità legale. Ma il munus petrino è una dignità soprannaturale, un dovere evangelico e un incarico concesso da Gesù stesso, a ragione per cui tutti il Diritto canonico lo definisce un ufficio ecclesiastico a norma di legge.
A questo punto è importante notare che in ogni discussione di diritto canonico, il testo latino è il presupposto del testo giuridico. Quindi, in ragione di questo Papa Benedetto XVI l’11 Febbraio 2013 ha fatto la sua dichiarazione in consistorio con i Cardinali esprimendosi in lingua latina, dicendo in prima persona (come Joseph Ratzinger):
Quapropter bene conscius ponderis huius actus plena libertate declaro me ministerio Episcopi Romae, Successoris Sancti Petri, mihi per manus Cardinalium die 19 aprilis MMV commisso renuntiare ita ut a die 28 februarii MMXIII, hora 20, sedes Romae, sedes Sancti Petri vacet et Conclave ad eligendum novum Summum Pontificem ab his quibus competit convocandum esse.
Una rinuncia papale è un atto giuridico speciale
Una rinuncia papale è un atto giuridico speciale. Come il Mons. Arrieta, Segretario per il Consiglio Pontificio per testi legislativi ha affermato l’11 Dicembre 2019 durante il suo incontro con Frà Alexis Bugnolo: una rinuncia papale non è soggetta alla interpretazione di nessuno, cioè nessuno nella Chiesa ha il diritto ad interpretarla. Neanche il papa. Perché se la rinuncia è valida, non è più il papa. E se non è valida, la sua interpretazione non la rende valida. “Deve essere certa in se” secondo il detto del Mons. Arrieta.
Quindi, come si vede dal testo latino della Rinuncia (qui sopra), Papa Benedetto ha rinunciato al ministerium. Quindi, non è legittima per nessuno a dire che ha rinunciato ad altro. In particolare non si consente di dire che egli ha rinunciato al munus o all’ufficio ecclesiastico. Tale spiegazione è una interpretazione che sostituisce la parola “munus” o “ufficium” alla parola “ministerium”. Quindi, di conseguenza, Papa Benedetto è ancora papa. Non c’è stata mai una sede vacante.
La fretta e la mancanza di prudenza dei Cardinali l’11 di Febbraio quindi è stato storico e straordinario
Secondo il Mons. Arrieta, secondo la sua conoscenza, non c’è stato mai un incontro di canonisti in grado di leggere la dichiarazione papale prima che il Padre Lombardo, portavoce per Papa Benedetto, desse via libera alla Sig.ra Giovanni Chirri di ANSA di diramare un tweet annunciando la rinuncia al papato.
Ovviamente quindi nessuno nella Chiesa è obbligato a seguire il Padre Lombardi o la Sig.ra Chirri o i Cardinali nel loro errore. Infatti mediante la Fede divina siamo tutti obbligati a dare ancora la nostra lealtà a Papa Benedetto.
Papa Giovanni Paolo II ha previsto errori di questo tipo quando ha promulgato il Codice di Diritto in 1983. Perché in quel Codice Egli, come Legislatore supremo nella Chiesa, ha cambiato il canone che riguarda la rinuncia del Romano Pontefice. Poiché tanti teologi per quasi 20 anni hanno messo in discussione la possibilità di scindere il governo papale dall’ufficio papale, in vista di una condivisione della dignità papale due persona: una con l’incarico del munus e l’altra con il dovere del ministerium, Egli ha messo un freno a tale eventualità per l’avvenire aggiungendo le parole suo muneri come oggetto del verbo renuntiare (Nel Codice di 1917 il verbo non ha oggetto). Inoltre, Papa Giovanni Paolo II ha impedito la possibilità di rinunciare ad altro, tramite il canone 188, che dichiara ogni rinuncia viziata da tale errore sostanziale irritus ipso iure, cioè inesistente proprio dalla legge.
Quindi, anche se Papa Benedetto ha voluto di rinunciare solamente al ministerium e conservare il munus non poteva farlo. Inoltre, Mons. Arrieta ha affermato sempre nell’incontro con Frà Alexis Bugnolo, che sarebbe contrario al diritto divino il fatto che il papato sia condivisa tra due persone.
UN OBBLIGO DIVINO PER TUTTI
Tutti nella Chiesa sono obbligati a seguire il vero Papa. Un uomo eletto in un Conclave indetto durante la vita di un papa eletto canonicamente è ovviamente non il papa. Il Canone 359 espressamente vieta i Cardinali di eleggere un altro papa durante la vita del Papa regnante. Il Papa regnante ovviamente è ancora il Papa regnante fintanto che non rinuncia al munus secondo la norma di Canone 332 §2.
Se il Clero in fretta ha obbedito a una giornalista o a un portavoce che non erano periti nella materia di Diritto, questa non obbliga in niente. Se i Cardinali in fretta e senza giusta discrezione hanno presunto la rinuncia come una rinuncia al papato, questa non obbliga in niente. Anche se Papa Benedetto con la sua età pensa di aver rinunciato al potere o all’ufficio del papato, ma non ha fatto una rinuncia al munus, oppure non ancora vuole rinunciare al munus, perché vuole ancora avere la dignità pontificia, questa non obbliga in niente, perché neanche il Papa ha autorità sopra l’ufficio papale. Solo Cristo il suo creatore la può avere. Quindi neanche l’intento di Papa Benedetto espresso nell’Atto (per fare vacante la sede o per convocare un conclave) può sanare l’errore di non rinunciare al munus.
Che facciamo ora?
Dobbiamo insistere con i nostri parroci perché smettano di nominare l’uomo che non ha il munus petrino nel Canone della Messa e ritornare a nominare Papa Benedetto. Ciascun sacerdote doveva fare ricorso al canone 41 che gli da l’autorità di leggere il testo della Rinuncia e dichiarare la Rinuncia un atto nullo.
Dobbiamo batterci poi perché i Cardinali riconoscano il loro errore e ritornino alla lealtà per Papa Benedetto XVI. Infine dobbiamo insistere perché l’Arcivescovo Cardinale di Buenos Aires ritorni a casa in Argentina.
Questo è il dovere solenne di tutti i Cattolici Romani. Non possiamo fare altro se vogliamo arrivare in Cielo, perché obbedire ad un antipapa è il più grave peccato di disobbedienza possibile nella Chiesa terrena.
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